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I monociti sono i più grandi tra i globuli bianchi, e inglobano e smaltiscono batteri o scarti cellulari. L'attivazione del recettore RAGE sulla loro superficie è correlato a una peggiore prognosi per COVID-19. Credit: Kateryna Kon/SPL/Getty Images.

Da più di tre anni gli scienziati sanno che il principale punto di ingresso del virus della SARS-CoV-2 nel nostro corpo è il recettore ACE2. Un gruppo italiano ha ora identificato un altro recettore, chiamato RAGE, presente sulla superficie di alcune cellule immunitarie umane, che può legarsi al SARS-CoV-2 e permettergli di entrare nelle cellule del nostro corpo, alterandone la funzione e peggiorando la prognosi della malattia.

La ricerca1 nasce dalla collaborazione tra il gruppo di Antonella Viola del Dipartimento di Scienze Biomediche dell'Università di Padova, i ricercatori di Human Technopole a Mialno coordinato da Giuseppe Testa, l'Istituto Europeo di Oncologia e l'Università di Milano.

"Fin dall'inizio della pandemia, abbiamo studiato il coronavirus utilizzando la multiomica a singola cellula, ovvero mappando i geni delle cellule immunitarie, cellula per cellula, per capire come funziona il virus", spiega Giuseppe Testa, autore dello studio dell'Università di Milano e responsabile del gruppo di neurogenomica presso Human Technopole.

L'approccio è stato applicato a una coorte di pazienti COVID-19 ricoverati nelle prime fasi della pandemia e seguiti dall'équipe di Anna Maria Cattelan a Padova. Si è trattato di uno studio longitudinale, con gli stessi pazienti seguiti e "mappati" in tre fasi della malattia: al momento del ricovero, alla dimissione e un mese dopo la dimissione. In ognuna di queste tre fasi i ricercatori hanno scattato una "istantanea" dell'espressione genica nelle singole cellule di questi pazienti, ottenendo l'espressione di tutti i 20.000 geni di ogni cellula studiata.

Ne è emersa una via molecolare che non era ancora stata associata all'infezione virale: l'attivazione del recettore RAGE nei monociti, un tipo di globuli bianchi, era correlata a una prognosi peggiore della COVID-19. "L'attivazione di RAGE nei monociti era già nota per la sua correlazione con infiammazioni gravi, diabete e obesità, ma non era mai stata osservata nel contesto di un'infezione virale. Questa scoperta è interessante anche perché i monociti non possiedono l'altro recettore, l'ACE2, che è la principale porta d'ingresso del SARS-CoV-2 nell'organismo", spiega Testa.

Questo risultato, ottenuto nella coorte di Padova, è stato poi validato su 13 grandi set di dati provenienti da tutto il mondo. "Il prossimo passo è capire se esistono molecole in grado di contrastare l'impegno del recettore e della via RAGE da parte del SARS-CoV-2", conclude Testa. Per il momento, confrontando le risposte molecolari rilevate durante lo studio con quelle riscontrate nei database globali delle attività dei composti farmacologici sulle cellule umane, gli autori hanno previsto che il farmaco Baricitinib, un immunosoppressore già approvato nel 2021 per il trattamento di COVID-19, potrebbe potenzialmente invertire gli effetti dannosi dell'attivazione di RAGE.